Oggi conosciamo meglio Francesca del blog Spiccando il volo: potremmo definire Francesca una vera e propria regina dei ghiacci! Insieme a lei scopriamo perché e parliamo di sogni di viaggio ed esperienze davvero uniche.
1. Ciao Francesca, e benvenuta su Touripp.it! Presentati brevemente ai nostri lettori.
Le latitudini oltre il Circolo Polare Artico e le temperature con il segno “-” davanti sono le mie due peculiarità. Negli ultimi anni, ho dedicato i miei viaggi alle regioni polari, capaci di regalarmi esperienze uniche e incredibili. Ho visitato sperduti villaggi di pescatori in Groenlandia, incontrato comunità indigene nei Territori del Nord-Ovest, dormito in igloo di vetro e letti di ghiaccio nella Lapponia Finlandese, guidato per 500 chilometri la mia motoslitta nel deserto artico delle Isole Svalbard, percorso le strade di ghiaccio invernali canadesi e ho avuto la fortuna di osservare il fenomeno delle aurore boreali.
Ho un blog di viaggi, Spiccando il Volo, ma scrivo anche per riviste di settore come National Geographic Italia, e questa è una delle mie più grandi soddisfazioni lavorative degli ultimi anni. Gestisco 3 community su Facebook chiamate Amici dell’Islanda, Amici delle Svalbard e Amici della Groenlandia. La mia vita è un continuo richiamo verso il magico nord.
Dedico parte del mio tempo libero ad attività legate alle tematiche ambientali, infatti faccio parte di un gruppo di volontari a Livorno chiamati I Pirati della Plastica, con i quali organizziamo iniziative di pulizia spiagge e sensibilizzazione.
2. Raccontaci dell’esatto momento in cui hai pensato: “apro un blog di viaggi”! Da quando hai Spiccando il volo, e cosa ti ha spinto in questo mondo?
Ho aperto il blog di viaggi nel 2014 con il semplice intento di voler condividere informazioni utili con altri viaggiatori. Non avevo grandissime aspirazioni se non quella di raccontare le mie avventure, ma ho sempre lavorato molto e speso buona parte del mio tempo libero in questo progetto, che adesso è diventato anche il mio lavoro.
Passo dopo passo, ho acquisito consapevolezze e competenze, capendo che il racconto di viaggio è la dimensione in cui mi sento più a mio agio. Ho cominciato così a studiare svariati argomenti, frequentato corsi, curato ogni singolo contenuto e sviluppato infine un progetto genuino e autentico. Ad oggi, guardando indietro, posso dire di essere molto soddisfatta di tutto ciò che son riuscita a realizzare, sia in termini di qualità che numeri. Il mio blog, Spiccando il volo, è uno dei principali punti di riferimento per chi vuole viaggiare nell’Artico, con circa 100.000 lettori il mese e la presenza nelle prime posizioni di Google su moltissime parole chiave.
Scrivere di viaggi mi permette di mantenere il legame con un determinato luogo, vivendo nuovamente situazioni ed esperienze, con l’opportunità poi di raccontare storie particolari e meno conosciute, come per esempio le difficili condizioni di vita delle popolazioni indigene dell’Artico canadese. La penna, o la tastiera, si fa voce per portare testimonianza di angoli del mondo che altrimenti rimarrebbero inascoltati.
3. Dal tuo blog Spiccando il volo è evidente una decisa passione per l’artico e i Paesi freddi, soprattutto del Nord Europa. Com’è nata questa passione?
Credo di aver sempre avuto un animo nordico, forse sin da bambina quando mi innamorai di un cartone animato che aveva come protagonista una piccola foca e i suoi amici inuit. La curiosità per luoghi selvaggi e remoti come la Groenlandia, e l’Artico in generale, mi ha sempre caratterizzata e spinta ad avventurarmi in queste terre che conosciamo soprattutto per gli stereotipi che le caratterizzano.
Siamo alla fine del mondo, lì dove l’equilibrio uomo e natura è a netto vantaggio di quest’ultima. Cominciai a viaggiare a nord all’epoca del liceo, quando ebbi modo di visitare la Danimarca grazie a uno scambio linguistico.
Sono anni ormai che esploro in lungo e largo le regioni polari. Oltrepassare il 66° parallelo nord è diventato un progetto di vita che nel tempo mi ha portato esperienze straordinarie. Ho visitato sperduti villaggi di pescatori in Groenlandia e comunità indigene nei Territori del Nord-Ovest, dormito in igloo di vetro e letti di ghiaccio nella Lapponia Finlandese, guidato per 500 chilometri la mia motoslitta nel deserto artico delle Isole Svalbard, percorso le strade di ghiaccio invernali canadesi e osservato l’aurora boreale danzare nei cieli del nord.
L’Artico è il mio oggetto di studio da tempo e sono gli aspetti socio-culturali e antropologici a interessarmi di più, sempre ovviamente collegati al paesaggio e al suo mutamento nel tempo. Proprio per National Geographic Italia scrivo di questi aspetti sulla rivista Traveler, firmando reportage sull’Artico che possano svelarne i segreti anche grazie agli scatti del mio collega fotografo Ottavio Giannella.
4. Parliamo di cibo: lo consideri parte integrante del viaggio e della cultura che stai visitando? Qual è il piatto più buono assaggiato in viaggio?
Assolutamente sì. Il cibo è uno dei modi migliori per conoscere un luogo e le sue tradizioni. Prima di partire per un viaggio, cerco di farmi un’idea sui piatti tipici e sui migliori locali per assaggiarli. Sono una buona forchetta e questo aspetto non lo trascuro mai.
La cucina delle destinazioni che visito più spesso è molto distante dalla nostra, anche se per certi versi si possono trovare punti di contatto. Durante il mio ultimo viaggio alle Lofoten, ho avuto modo di scoprire quanto il merluzzo sia elemento fondante della storia e del profilo di queste isole. Questo pesce ne è infatti il simbolo tanto che tutto ruota attorno alla sua lavorazione. I villaggi sono caratterizzati da piccole casette rosse, chiamate rorbu, che un tempo erano il rifugio per i pescatori durante la stagione invernale di pesca. Proprio in uno di questi, ho scoperto un fenomenale ristorante gestito da un’italiana e uno svedese, il Krambua Restaurants, dove ho assaggiato un ottimo piatto di baccalà, uno di quelli che difficilmente il mio palato potrà dimenticare.
In Canada del nord invece ho avuto un’esperienza gastronomica molto autentica quando, casualmente, sono stata invitata a partecipare al banchetto funebre presso una comunità indigena (lo so, la situazione era un po’ particolare) finendo a mangiare il caribù cacciato pochi giorni prima dal fratello del defunto e poi cucinato per tutti i membri del villaggio. Più local di così non c’è.
5. Un libro/film/telefilm che ti ha spinto a viaggiare in qualche parte del mondo?
Molti, moltissimi libri dato che sono un’accanita lettrice di saggistica e narrativa. Ma ne ho uno in particolare che mi ha fatto prima sognare a occhi aperti e poi decidere di prendere e partire. Si tratta del libro Dove grida forte il vento di Robert Peroni. La sua storia è particolarissima e mi ha affascinata dalla prima all’ultima pagina. Scalatore ed esploratore, a quarant’anni decide di lasciare tutto per trasferirsi in Groenlandia per dedicarsi al progetto della Casa Rossa, una residenza turistica ecosostenibile che dà lavoro agli inuit in difficoltà. I suoi racconti dall’isola di ghiaccio, uniti all’amore che già avevo per questa terra pur non essendoci ancora stata, mi hanno spinta a viaggiare nell’inverno 2016 per dieci giorni nella Groenlandia dell’ovest, realizzando uno dei miei più grandi sogni di viaggio in assoluto.
6. Descrivici le prime 3 parole che ti vengono in mente quando pensi a “viaggiare”.
Rispetto per i luoghi che si visitano e i popoli che si incontrano. In poche parole, viaggiare con più apertura mentale possibile provando a guardare ciò che è diverso da una prospettiva che non sia quella del nostro quotidiano.
Freddo è la parola che più preferisco in assoluto. Sarà per questo che ambiento i miei viaggi nel Grande Nord proprio in inverno, quando le temperature scendono vertiginosamente. Amo i paesaggi innevati e la percezione del freddo sulla mia pelle. È come trovarsi di colpo in un’altra dimensione dove tutto sembra immobile.
Racconto, lo strumento che uso più spesso durante le mie avventure. Viaggio per raccontare o racconto per viaggiare? Credo entrambe. Le due dimensioni sono legate a doppio filo. A volte la storia la incontro per caso nel viaggio, come una sorpresa e un tesoro da custodire fino al mio ritorno. Altre volte invece è da una qualcosa che leggo e mi ispira che parte il mio girovagare nel mondo.
7. Durante i tuoi viaggi, qual è stato l’aneddoto più divertente/imbarazzante/tragi-comico… insomma, quello che suscita sempre risate quando lo racconti?
Ne ho uno divertente e inquietante al tempo stesso. Eravamo alle Svalbard e di notte stavamo salendo lungo il fianco di una montagna per avvicinarci a una miniera abbandonata, da usare come sfondo per alcune fotografie con l’aurora boreale. Su queste isole vige l’obbligo di girare armati, fuori dall’area di sicurezza, per il pericolo rappresentato dagli orsi polari. Arrivati poco sotto la struttura, abbiamo sentito uno sparo seguito dal rombo delle motoslitte. Guardando alle nostre spalle abbiamo visto poi due occhi brillare nel buio e, presi dallo spavento momentaneo del non sapere quale animale fosse, abbiamo cominciato a scivolare con il sedere fino al fondo della montagna. Arrivati giù abbiamo cominciato a ridere, con il cuore un po’ in gola, capendo che si trattava di dolci renne, dato che l’orso ci avrebbe mangiato senza che ce ne accorgessimo.
8. Se non ci fossero limiti di tempo e di soldi, quali sono i prossimi 3 viaggi che faresti?
Domanda difficile dato che la lista di “luoghi da vedere almeno una volta nella vita” è abbastanza infinita. Dandomi delle priorità e ascoltando il mio cuore, riuscirei a trovare comunque una risposta valida. Sicuramente tornerei in Groenlandia, ma questa volta nella parte orientale dove si trovano villaggi molto isolati e remoti, tra i quali Tasiilaq dove c’è appunto la Casa Rossa di Robert Peroni.
Vorrei anche visitare nuovamente le Svalbard, ma da una prospettiva diversa dalla scorsa volta che fu in motoslitta. Mi piacerebbe partecipare a una spedizione fotografica per navigare lungo la costa alla ricerca dell’orso polare sui ghiacci artici.
Infine, non disdegnerei un viaggio in Antartide, anche solo per provare l’ebbrezza di trovarmi questa volta dall’altra parte del mondo, in un altro polo. In fondo, si parla sempre e solo di ghiacci.
9. Secondo te, cosa può fare un blogger nel suo piccolo per contribuire a rendere il nostro mondo più bello, sostenibile e rispettato?
Parlare di cambiamento climatico o inquinamento da plastica oggi è facile, perché per fortuna è un argomento di tendenza che fa sempre notizia. Ma credo che le parole non bastino, soprattutto per noi blogger che ispiriamo le persone a viaggiare e siamo spesso sotto le luci dei riflettori. Occorre dare il buon esempio con fatti concreti e piccole azioni quotidiane che, portate sui social, possono contagiare i lettori e diffondersi a macchia d’olio. Un esempio? Invitare a consumare meno plastica utilizzando borracce anziché semplici bottigliette.
Parlando d’Artico e avendo visitato luoghi toccati concretamente da questi due fenomeni sopracitati, ho sentito il bisogno di agire. Così da qualche mese, oltre a trattare la tematica sui miei canali, ho avviato un progetto per portare questi argomenti nelle scuole della Toscana. Con il mio compagno di viaggio Andrea Marraccini, abbiamo già incontrato 11 classi tra elementari, medie e superiori per raccontare cosa sta accadendo attraverso i nostri viaggi. Continueremo ancora con l’avvio del nuovo anno scolastico nella speranza di aiutarli a costruire una più acuta sensibilità ambientale capace di cambiare le cose davvero.
10. Raccontaci del tuo viaggio più bello fatto fino a ora: facci sognare!
Il 78° esimo parallelo trasforma l’ordinario in straordinario. I due viaggi alle Svalbard sono stati un’esperienza incredibile.
Nell’inverno 2018 ho percorso quasi 500 chilometri in motoslitta per raggiungere ghiacciai, scivolare in mezzo ai fianchi delle montagne e visitare piccolissime comunità nel cuore dell’Artico. Con una nave rompighiaccio abbiamo navigato nel Billenfjord spingendoci il più possibile vicino alla città fantasma di Pyramiden, senza raggiungerla a causa del ghiaccio ma avendo modo di osservare svariati trichechi adagiati sulla banchisa polare. Di giorno la natura ci ha stupiti con paesaggi innevati e i meravigliosi colori del tramonto. Di notte lei, la regina dei cieli del nord, l’aurora boreale, a danzare sopra le nostre teste regalandoci un altro spettacolo eccezionale.
Inutile dirlo, ma alle Svalbard mi sento a casa. É un luogo che ti riporta alla primordialità quando l’uomo con grande riverenza osservava in silenzio la natura. Ci si sente piccoli ma tremendamente liberi.
Ringraziamo Francesca per aver condiviso con noi le sue emozioni in viaggio! Puoi trovare Spiccando il volo anche su Instagram e sugli altri social. E, se il racconto di Francesca ti ha ispirato… dai un’occhiata ai nostri tour alle Svalbard!