Oggi siamo in compagnia di Sara del blog Sara l’Esploratrice: una ragazza toscana che ama viaggiare con lo zaino in spalla… ma anche attraverso i libri! Insieme a lei parliamo di esperienze speciali in viaggio, cibo, emozioni e tanto altro.
1. Ciao Sara, e benvenuta su Touripp.it! Presentati brevemente ai nostri lettori.
2. Raccontaci dell’esatto momento in cui hai pensato: “apro un blog di viaggi”! Da quando hai Sara Esploratrice, e cosa ti ha spinto in questo mondo?
La decisione di aprire un blog di viaggi, Sara l’Esploratrice, la presi a fine 2014 dopo aver frequentato alcuni corsi all’università di scrittura sul web e aver iniziato a lavorare in un’agenzia di comunicazione. Sapevo utilizzare WordPress e aprire un mio spazio online mi sembrava il modo giusto per non perdere i ricordi e le emozioni che avevo vissuto nel viaggio a Cuba fatto circa un anno prima. Questo è stato il viaggio che mi ha aperto la mente, quello che mi ha fatto pensare che avrei voluto sempre viaggiare zaino in spalla a contatto con le popolazioni, e per niente al mondo volevo disperdere ciò che laggiù avevo fatto e vissuto.
Sicuramente con il passare del tempo il blog Sara l’Esploratrice è cambiato molto e gli obiettivi si sono diversificati: oggi non è più solo un diario, ma gioca un ruolo importante anche il fatto di poter essere utile ad altri viaggiatori con consigli pratici per organizzare viaggi fai da te.
3. Nel tuo blog Sara l’Esploratrice racconti di aver vissuto un’esperienza di viaggio un po’ particolare, quella dell’au pair. Com’è andata l’esperienza?
Sì, nel 2018 ho vissuto a Londra per quattro mesi insieme ad una famiglia di origine pachistana prendendomi cura delle loro due figlie. Era ormai da tanto tempo che desideravo vivere un po’ di tempo in questa metropoli e finalmente era arrivato il momento giusto. Nonostante qualche difficoltà iniziale di comprensione con la famiglia, l’esperienza è stata tutto sommato positiva anche se faticosa e di grande responsabilità.
Ho imparato ad essere più paziente, a convivere con degli sconosciuti 24 ore su 24, ho avuto modo di migliorare il mio inglese e conoscere da vicino una cultura completamente differente dalla nostra: quella musulmana. Allo stesso tempo ho potuto vivere Londra come una cittadina, esplorando le zone meno turistiche, passando ore e ore sui bus guardando la città dal finestrino e facendo delle belle amicizie.
4. Parliamo di cibo: lo consideri parte integrante del viaggio e della cultura che stai visitando? Qual è il piatto più buono assaggiato in viaggio?
Quando viaggio mi piace sempre assaggiare almeno una volta i piatti tipici dei luoghi che visito, ma devo dire che molto dipende anche dal costo della vita del posto. In Marocco, per esempio, ho mangiato sempre al ristorante e sempre qualcosa di tipico, visto che il costo di un pasto fuori è irrisorio; in mete meno economiche sicuramente assaggio il piatto tipico, ma ricerco sempre le soluzioni più economiche indipendentemente dal “cosa”.
Il piatto più buono? Sono un’ottima forchetta, è raro trovare qualcosa che non mi piaccia, ma se proprio devo menzionare un piatto allora direi i pieorgi polacchi, in pratica dei ravioli ripieni.
5. Un libro/film/telefilm che ti ha spinto a viaggiare in qualche parte del mondo?
Solitamente prima mi impunto su una meta, fisso il volo e solo dopo inizio a divorare libri e film a riguardo. Questo è successo in particolare con il Marocco; spulciando fra i possibili libri che mi potevano ispirare e aiutare ad approfondire alcuni aspetti di questa cultura, ho trovato Marocco, romanzo di Tahar Ben Jelloun. Si tratta di un libro che mi ha trasportato all’interno dell’anima più nascosta di questo paese, un libro che esplora le meraviglie naturali, ma soprattutto l’aspetto umano e la cultura del Marocco. Un libro poetico pieno di citazioni da appuntarsi.
Un film invece che ho sempre amato e che mi ha fatto sognare Parigi prima di metterci piede è Midnight in Paris di Woody Allen. Ogni volta che vedo questa pellicola mi verrebbe voglia di teletrasportarmi indietro nel tempo ed essere una pittrice o una scrittrice ad inizio ‘900 nella capitale francese.
6. Descrivici le prime 3 parole che ti vengono in mente quando pensi a “viaggiare”.
Facile. Quando penso a viaggiare penso a libertà, indipendenza e scoperta. Tre parole importantissime che in un certo senso mi guidano anche negli altri aspetti della mia vita.
Libertà soprattutto quando faccio viaggi lunghi e posso decidere all’ultimo momento se trattenermi o meno in un luogo; perché posso mangiare all’ora che voglio e se ne ho voglia; perché in viaggio non ho orari, pensieri, responsabilità o preoccupazioni.
Indipendenza perché quando posso cerco anche di viaggiare da sola e non c’è modo migliore, più divertente e più soddisfacente di questo per sentirmi indipendente da tutto e tutti.
L’ultima parola, scoperta, mi porta proprio all’essenza di tutti i miei viaggi; luoghi che ho studiato prima e che continuo a studiare dopo, viaggi fatti per entrare in contatto con la gente del posto e cercare di conoscere e capire a fondo una cultura.
7. Durante i tuoi viaggi, qual è stato l’aneddoto più divertente/imbarazzante/tragi- comico… insomma, quello che suscita sempre risate quando lo racconti?
Allora, ce ne sarebbe uno molto imbarazzante (ha a che fare con la salmonella e le sue conseguenze sul cucuzzolo di una montagna), ma per questo è meglio non raccontarlo. Vi racconto il secondo più divertente: 2015, paesino belga, lungo fiume. Sono su un piccolo ponte e decido di tirare fuori il selfie stick per scattarmi una foto; il cellulare non è fissato bene, cade in terra, rimbalza, e finisce nell’acqua. Io disperata lo vedo sprofondare e allora corro sull’argine e mi immergo fino alle ginocchia per provare a recuperarlo, ma niente da fare.
Piango e mi dispero, un po’ per quanto mi era costato l’iphone, un po’ perché sono in viaggio da sola e avevo davanti a me ancora 5 giorni. Nel frattempo desto l’attenzione dei passanti e un pescatore decide di provare a ripescare il telefono con un retino, altri si immergono, altri mi consolano. Dopo i vari tentativi finiti nel vuoto faccio pena ad una coppia olandese che decide di caricarmi fradicia in auto per riportarmi a Bruges, dove una volta arrivata corro per le stradine come una matta alla ricerca di un bagno perché nel frattempo, tutta congelata, mi stavo anche facendo la pipì addosso, letteralmente. Mamma mia, un’avventura che con il senno di poi mi fa ridere, ma che non auguro a nessuno!
8. Se non ci fossero limiti di tempo e di soldi, quali sono i prossimi 3 viaggi che faresti?
Bellissima domanda visto quanto adoro sognare. Un bel viaggio di qualche mese tra Vietnam, Laos e Cambogia; New York per almeno un mese, per godermela come una local; on the road con i mezzi pubblici fra Etiopia, Kenya e Tanzania. Questi sono i primi viaggi che mi vengono in mente, ma in realtà la lista dei desideri non finirebbe mai.
9. Secondo te, cosa può fare un blogger nel suo piccolo per contribuire a rendere il nostro mondo più bello, sostenibile e rispettato?
Quello che credo possiamo fare con i nostri blog e i nostri racconti sia parlare dei luoghi e delle culture diverse dalle nostre in maniera non superficiale, andando al di là degli stereotipi, dei luoghi comuni e dell’immaginario comune. Raccontare paesi, realtà e angoli meno conosciuti, raccontare le persone e gli incontri, trasmettere che quasi tutti i luoghi possono essere visitati senza particolari timori e che, anzi, è proprio lì, dove meno te lo aspetti, che si fanno le maggiori scoperte e si riesce a stabilire un legame più profondo con le terre e le persone.
10. Raccontaci del tuo viaggio più bello fatto fino a ora: facci sognare!
Direi che il viaggio a cui sono più affezionata è quello fatto in Marocco nel 2016. Sono stati 10 giorni in solitaria, intensi e divertenti allo stesso tempo. Ho pensato tanto a questa meta prima di prenotare il volo: mi ispiravano i suoi colori, la cultura così diversa dalla nostra, approcciarmi per la prima volta con il mondo musulmano e dormire nel deserto. Questo viaggio ha più che soddisfatto le mie aspettative.
Marrakech mi ha travolta con il suo caos senza regole e la sua atmosfera pungente, mi sono mossa esclusivamente con i mezzi pubblici e i loro orari mai certi, sono stata sempre a contatto le persone locali, ho incontrato altre viaggiatrici con le quali ho stretto amicizia e visitato insieme un paio di città, ho dormito nel deserto letteralmente sotto le stelle e il silenzio, ho trascorso tre giorni a casa di una famiglia marocchina ed ho partecipato ai festeggiamenti di un matrimonio berbero. Un’esperienza totalizzante, amplificata ancora di più dal mio essere sola in questa terra sconosciuta e frastornante. Un viaggio che mi porto ancora dentro come fosse ieri; ogni anno spero di tornarci per visitare qualcosa in più!
Ringraziamo Sara per aver condiviso con noi le sue emozioni in viaggio! Puoi trovare Sara Esploratrice anche su Instagram e sugli altri social. E, se il racconto di Sara ti ha ispirato… dai un’occhiata ai nostri tour in Marocco!